Foro Romano
Chiunque voglia anche solo provare a conoscere e capire Roma deve visitare il Foro Romano, la grande piazza della città, il suo cuore politico, religioso, commerciale. In realtà i resti più antichi che in tale sito si possono trovare sono sepolture dell’Età del Ferro, del IX secolo a.C. A ben vedere all’epoca la Roma propriamente detta ancora non esisteva. Le fonti ricordano infatti come essa venne fondata dal buon padre Romolo nel 753 a.C., data dalla quale i Romani datarono tutti gli eventi successivi, ab urbe condita si diceva, ovvero “dalla fondazione della città”. Chi veniva dunque qui a seppellire i propri defunti? Dai tempi delle scuole elementari tutti sanno che Roma fu fondata su sette colli, e tutti sanno altresì che, come avviene per i sette re, difficilmente si riuscirà a ricordarli tutti. Oggi si fa difficoltà ad accorgersi della presenza di tali colline, specie di quelle più decentrate. Per avere un’idea di come fosse si può ad esempio pensare ad Orvieto, arroccata sul suo costone di tufo. Oppure, senza dover uscire dal GRA, basterà andare a visitare il bel Museo della Civiltà Romana all’EUR. Qui un plastico ripropone la Roma dei Tarquini, ovvero del VII-VI sec. a.C., e chiare appaiono le scoscese pendici dei colli romani, che all’epoca si ergevano come vere e proprie roccaforti al di sopra di aree paludose. Un’altra cosa alla quale non si pensa più è che il Tevere, il padre Tiberino (i Romani avevano un sacco di “padri”, compresi i padri della patria, coloro che si erano distinti per particolari benemerenze nei confronti dello Stato), non aveva allora gli argini, e non li avrà per un bel pezzo, fino alla fine dell’Ottocento grazie alla buona volontà del Valadier (che edificò anche il grande “argine” del Colosseo). Periodicamente dunque il fiume esondava e sommergeva la città per diversi metri. Per rendersene conto basta guardare la facciata dell’unica chiesa gotica rimasta a Roma, S. Maria Sopra Minerva, dove targhe marmoree, poste fino ad oltre 20 m. d’altezza, ricordano i punti fin dove il fiume riuscì a sommergere il Campo Marzio. Le zone più prossime alle rive del fiume erano dunque all’epoca dei veri acquitrini, zone paludose in cui era possibile solo seppellire i propri morti. Sarà l’intervento del settimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, a bonificare l’area compresa tra il Foro ed il Circo Massimo costruendo la Cloaca Maxima, il cui nome pomposo altro non vuol dire se non “Fogna Maggiore”. Affacciandosi dal Ponte Palatino si può ancora vedere il punto in cui la cloaca sfociava nel fiume, già all’epoca discarica a cielo aperto della città, e nella vicina Santa Maria in Cosmedin se ne può vedere il più celebre tombino: la Bocca della verità. Sono proprio questi due elementi, i colli ed il fiume, ad aver decretato la fortuna di Roma. I colli erano infatti dei luoghi naturalmente protetti dai possibili attacchi nemici (si pensi che in oltre 13 secoli Roma fu invasa solo due volte) e permettevano di controllare il fiume, una vera e propria autostrada dell’epoca. Mentre Roma attendeva ancora di essere fondata, la Penisola vedeva il proliferare di insediamenti etruschi. Questi grandi e raffinati commercianti non si erano accontentati infatti di abbellire tutta la Toscana con le loro città e le loro necropoli, avevano colonizzato anche la ricca Campania, della quale si disputavano il dominio con i greci. Per collegare dunque i loro abitati del nord con i domìni del sud, il Latium era la naturale via di transito, e per Roma si doveva passare! In un’epoca poi in cui il freon era ancora da scoprire, il sale era l’unico modo per conservare a lungo i cibi. I Romani si erano dunque garantiti il controllo delle saline alla foce del fiume, e il commercio del sale verso l’interno, appunto grazie alla navigazione sul Tevere. Infine la stessa via di transito, dalla costa verso l’interno e viceversa, era percorsa dai pastori con le loro mandrie, vera ricchezza dell’epoca (non a caso il termine pecunia viene da pecus, la pecora!). Il sito era dunque davvero perfetto per fondare una città, e grazie alla bonifica di Tarquinio gli abitanti dei colli iniziarono a scendere a valle e ad edificare la loro città. Il primo passo fu pavimentare l’area, nel VII secolo a.C.